La medicina territoriale secondo chi la fa. Lettera all’Assessore regionale.


Vigevano, 28 Ottobre 2021

Alla cortese attenzione dell’Assessore al Welfare di Regione Lombardia,
Dott.ssa Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti

La nostra Associazione comprende circa 60 iscritti fra MMG e PLS operanti a Vigevano e in Lomellina. Portiamo quindi le esperienze di un folto ed eterogeneo gruppo di professionisti. Professionisti che alcuni vorrebbero sempre presenti al domicilio del paziente e contemporaneamente in ambulatorio H12, rivelando con questo una scarsissima conoscenza della nostra professione.

Noi siamo dove dobbiamo essere, quando dobbiamo esserci.

Siamo anche molto spesso la giustificazione più facile alle carenze endemiche di un servizio sanitario che vede i Pronto Soccorso in sofferenza a causa di liste d’attese incivili e per la mancanza di posti letto ma che preferisce scaricare la responsabilità sui MMG. Più facile.

Noi però non vogliamo scendere al livello delle polemiche di questi giorni: sappiamo quanto valiamo e quanto lavoriamo e Regione Lombardia ha la possibilità di monitorare le nostre performance attraverso il SISS.

Qui ci limitiamo a fornire un solo dato: da Gennaio a oggi ognuno di noi ha avuto oltre 10000 contatti con i propri
pazienti, che oltretutto, secondo i sondaggi, gradiscono in grande maggioranza il servizio che ricevono 10000 contatti in dieci mesi: questi i fatti. Il resto è discredito, funzionale al proseguimento dell’abbattimento dell’assistenza primaria che fa gola a molti, non siamo nati ieri e sappiamo di essere l’anello debole, senza difensori politici. Non ci importa, non abbiamo tempo per i giochini, siamo impegnati con il nostro lavoro.

Certo, ci farebbe piacere essere ascoltati come esperti del territorio ma abbiamo ormai capito che ad essere ascoltato è chi è più funzionale alle direttive politiche, anziché chi sa.
Ecco perché vogliamo cogliere l’occasione di questo incontro per indicare alcune delle innumerevoli necessità che la Medicina del territorio ha e che la nuova legge regionale non pare affrontare con la decisione necessaria.

  1. Deburocratizzazione, partendo dall’utilizzo da parte di tutte le strutture del nomenclatore regionale, cosa che attualmente non avviene, con definizioni che cambiano da ospedale a ospedale e addirittura da reparto a reparto; reale e completa dematerializzazione; stop alla autoinduzione e ricettazione specialistica solo per chiusura iter diagnostico, come in realtà già sarebbe dovuto, secondo normativa che non viene rispettata; abolizione piani terapeutici e/o effettivo accesso diretto alla piattaforma TS ove caricarli.
  2. Educazione sanitaria verso i cittadini da parte di Regione Lombardia con evidenziazione anche dei
    doveri, non solo dei diritti come accade invece regolarmente.
  3. Piattaforme informatiche funzionanti e completa interconnessione con i software ambulatoriali.
    Attualmente lavoriamo su 4-5 piattaforme diverse, solo in parte integrate con i nostri software, con quotidiani malfunzionamenti.
  4. Prenotazione territoriale: rispetto delle priorità e gestione locale delle urgenze: deve esserci totale uguaglianza pubblico privato, moltissimi centri privati non solo non rispettano le priorità ma non se ne fanno proprio carico; inoltre, non è possibile pensare che un “bollino verde” inviato anche a 60-70 km di distanza sia da considerare “soddisfatto”.
  5. ADI effettuata anche dal servizio pubblico, sette giorni su sette: solo in questo modo lo
    strombazzatissimo infermiere di comunità acquisirebbe un valore reale, altrimenti molto meglio incentivare i nostri infermieri, già utilissimi; inoltre la presenza sul territorio di un servizio pubblico definirebbe uno standard territoriale al quale i privati dovrebbero per forza adeguarsi. Sono poi necessari accessi specialistici domiciliari (oltre al palliatore, fisiatri, psichiatri, nutrizionisti) dato che
    attualmente in caso di necessità il paziente intrasportabile deve farvi fronte con risorse proprie. Infine, è fondamentale attivare una connessione diretta MMG- servizi sociali attraverso software condivisi.
  6. Country hospitals presso strutture inutilizzate o sottoutilizzate, con assistenza infermieristica h24, piccola diagnostica, accessi del MMG; diffusione di un sistema di condomini protetti, a tutela delle fragilità socio-sanitarie.
  7. Diagnostica territoriale: da incrementare grazie a un sistema di centralizzazione degli ordini e degli acquisti di strumenti diagnostici richiesti (e pagati a Regione) dai MMG (ecografi, spirometri, ecg etc).
    Il costo della singola strumentazione potrebbe così calare sensibilmente, facilitandone la diffusione.
  8. Liste di attesa: sono una vergogna per questo Paese e per questa Regione nonché una delle prime cause degli accessi in Pronto Soccorso. Molto spesso le liste SSN sono illegalmente chiuse in svariate
    strutture. Occorre sospendere l’accreditamento alle strutture che non eseguano una percentuale sostanziale di visite SSN rispetto a quelle private.
  9. Revisione PIC: è ampiamente dimostrato che la Presa in Carico del paziente cronico può essere seriamente gestita solo dai MMG eccetto che per i casi più complessi. Occorre altresì non limitarla solo alla cronicità ma dare possibilità di inserimento nel PAI degli screening e altro; le esenzioni per alcune cronicità sono di fatto inesistenti, è importante una loro revisione per favorire l’adesione degli assistiti al percorso proposto.
  10. Gestione burocratica Covid: deve essere totalmente posta in carico agli uffici ATS/ASST, come non è stato durante questo anno e mezzo nel quale i MMG, già abbandonati per lungo tempo senza direttive chiare, si sono dovuti sobbarcare anche questa incombenza.
  11. Feed back al curante degli esiti degli screening (mammella, utero, colon): a oggi noi non sappiamo chi dei nostri pazienti abbia eseguito lo screening né tantomeno con quale esito. Inoltre da cinque anni attendiamo che il SISS permetta un’acquisizione diretta di “dati destrutturati” in cartella clinica; ciò eviterebbe inutile spreco di tempo, speso ad inserire manualmente – valore per valore – esiti di esami ematochimici o referti di specialisti. E’ incredibile che non ci si sia ancora arrivati: telefonate e
    inserimento esiti in cartella saturano spesso il tempo visita.
  12. Valutazione sistemi alternativi di ricettazione: l’esempio da valutare può essere quello della Spagna dove si rilascia una ricetta del farmaco valida per il tempo desiderato, fino a un anno. Il paziente ha un calendario fissato di scadenze nelle quali può recarsi in farmacia a ritirare il farmaco: si eliminano così gli accessi impropri all’ambulatorio e soprattutto, lo spreco di confezioni.
  13. Abolizione delle molteplici certificazioni inutili: ormai viene richiesta una certificazione medica per qualunque attività della vita umana. Ogni certificazione da tempo abolita risulta sostituita da una analoga con nome variato (certificati scolastici, sportivi etc) in un malcostume tipicamente italiano, a
    tutela delle assicurazioni. Non c’è alcuna utilità clinica in tutto questo, solo tempo sprecato, non recuperabile.
  14. Malattia INPS: ben sapendo non essere questo punto una prerogativa regionale, chiediamo che RL sostenga la richiesta dei nostri sindacati presso INPS e presso i Ministeri competenti affinché venga finalmente abolito l’obbligo di certificazione medica fino a tre giorni di assenza. Questo obbligo è causa di numerose visite di fatto inutili (certificazione di sintomi non obbiettivabili) che tolgono spazio a reali necessità e sono causa di ingiustificato conflitto fra medici e pazienti.

Potremmo continuare ma ci fermiamo perché vogliamo segnalare un’ultima importante stortura: le recenti modificazioni dell’iter formativo del Corso di Formazione Specifica in Medicina Generale rendono meno efficace la trasmissione delle competenze dai tutor ai discenti.
Capiamo l’urgenza di inserimento dei giovani medici, causata da una colpevole incapacità di prevedere correttamente le necessità di sistema ma capiamo anche che il depotenziamento del CFsMG altro non è se non un ulteriore colpo alla credibilità della Medicina Generale che è invece una vera e propria specializzazione, che non si può inventare e che va insegnata al pari
di qualunque altra.

Speriamo che l’Assessore comprenda che le nostre indicazioni nascono dall’esperienza quotidiana e che se ci prendiamo l’onere di criticare è perché riteniamo che alla crescita del sistema siano molto più funzionali le critiche costruttive che i rapporti costruiti ad arte per non irritare.
Restiamo a disposizione per ulteriori chiarimenti o auspicabili collaborazioni.

Cordiali saluti,
AMF Associazione dei Medici di Famiglia di Vigevano e della Lomellina